DICHIARAZIONE DI VOTO DELL’ON.LE MARIA COSCIA A NOME DEL GRUPPO DEL PD SULLA QUESTIONE DI FIDUCIA POSTA DAL GOVERNO SUL DECRETO LEGGE 137/2008
Grazie Signor Presidente,
Signor Presidente, Colleghi, Signor Sottosegretario, mi dispiace per Lei ma continuerò a rivolgermi alla Signora Ministro Gelmini anche se assente.
Ieri il Governo ha posto l’ennesima fiducia su un decreto legge dopo che il Presidente del Consiglio ha parlato di opposizione “sfascista”.
Si tratta di un attacco di una gravità inaudita non solo all’opposizione ma a tutto il Parlamento. E forse proprio per questo Il Ministro Vito, un parlamentare di lungo corso, ha invece motivato la richiesta di fiducia con l’urgenza di procedere in tempi stretti all’approvazione di questo decreto legge sulla scuola. Ha riconosciuto, dunque, che non vi è stato da parte dell’opposizione un comportamento ostruzionistico.
D’altra parte questa è la realtà dei fatti. Noi abbiamo condotto una forte battaglia di opposizione sul merito del provvedimento. In tutti i nostri 39 interventi effettuati durante la discussione generale e sul complesso degli emendamenti abbiamo ricercato con pazienza e con determinazione un confronto perché per noi era ed è prioritario batterci per il bene dei nostri bambini e del Paese.
Ma Lei, Ministro Gelmini, non ha voluto confrontarsi sul merito delle questioni da noi poste. Non solo in tutto il dibattito parlamentare e anche nella sua replica finale non ha tenuto conto delle nostre posizioni e delle proposte contenute nei nostri emendamenti ma ha continuato, con dichiarazioni ed interviste, anche domenica nel corso di un talk show senza contraddittorio, a raccontare bugie agli italiani e ad occultare il vero scopo di questo decreto: tagliare circa 8 miliardi di euro e oltre 130 mila posti di lavoro in tre anni alla scuola pubblica del nostro Paese.
Infatti, con la conversione in legge di questo Decreto volete portare a compimento l’attacco più pesante che sia mai stato condotto alla qualità della scuola pubblica italiana, e in particolare alla scuola primaria. Un attacco che avete già imposto al Parlamento con i voti di fiducia e con l’approvazione a maggioranza della manovra economica estiva contenuta nel Decreto 112.
E’ del tutto evidente ormai che il punto centrale è contenuto nell’articolo 4 del decreto, quello relativo al maestro unico, perché gli altri articoli sono chiaramente finalizzati solo a spostare l’attenzione degli italiani su altri argomenti.
Per questo motivo vi è stata una chiusura totale ad accogliere ogni nostro emendamento tendente a migliorare anche questi articoli.
Come ad esempio sull’art. 1 che introduce la sperimentazione di “Cittadinanza e Costituzione” sono stati dati pareri negativi a tutti i nostri emendamenti che, tra l’altro, prevedevano un monte ore da dedicare alla sperimentazione, la definizione dei suoi contenuti in relazione alle discipline affini e la determinazione di un fondo per l’acquisto di apposito materiale didattico.
Sull’art. 2 abbiamo cercato di dare un senso alla reintroduzione del voto in condotta chiedendo di inserire la valutazione del comportamento degli alunni all’interno di un patto educativo per promuovere una condivisione e una corresponsabilità tra la scuola, le famiglie e gli studenti sulle regole e sulle norme, anche disciplinari. Volevamo così rafforzare sia gli strumenti educativi che quelli sanzionatori per educare i ragazzi al rispetto delle regole della convivenza, al senso di responsabilità, al rispetto della legalità, all’assunzione di rapporti e comportamenti corretti e ispirati al rispetto di sé e degli altri, ad avere comportamenti solidali e di aiuto e sostegno verso chi è in difficoltà.
Sull’art. 3, che reintroduce i voti numerici, abbiamo cercato di dare un contributo costruttivo, senza pregiudizio, sul problema della valutazione degli apprendimenti che non risiede tanto nella forma utilizzata (sistema numerico, alfabetico, giudizi sintetici o analitici), quanto nella chiarezza dei criteri valutativi e degli esiti di apprendimento da perseguire e, soprattutto, nella capacità dei criteri scelti di comunicare agli studenti e alle famiglie il significato reale degli esiti raggiunti. Ma anche su questi punti siamo stati inascoltati.
Tuttavia, riteniamo molto importante la correzione di un impianto assurdamente punitivo nei confronti dei bambini della scuola primaria e della scuola secondaria di 1° grado per i quali, al comma 3 , veniva addirittura prevista la bocciatura per una insufficienza in una sola materia. Siamo contenti non tanto per noi quanto per i bambini italiani perché abbiamo contribuito a modificare, almeno in parte, questa assurda vessazione. Poco importa se non ci viene neanche riconosciuto il merito di aver sollevato per primi e con forza la questione.
Ma torniamo alla questione centrale di questo decreto: quella del maestro unico. Francamente Ministro mi sarei aspettata, che almeno nelle conclusioni avesse difeso la vera ragione di questa scelta. Lo ha fatto, invece, il Ministro Tremonti, il vero autore di questo decreto. Tremonti in una trasmissione televisiva, incalzato da una giornalista, ha detto la verità e cioè: “è vero che la scuola primaria funziona ma è una scuola che non possiamo permetterci perché troppo costosa”.
Ma a proposito dei costi, vorrei ricordare che la spesa per l’Istruzione nel nostro Paese è nella media europea rispetto al PIL e che non è vero che la spesa pubblica italiana è destinata per il 97% al personale ma è di circa il 75%.
Avete anche tentato di supportare questa scelta sbagliata con i dati negativi del libro bianco sulla ricchezza degli apprendimenti in matematica e nella lettura dei ragazzi italiani ma, guarda caso, si tratta dei ragazzi quindicenni e non dei bambini della scuola primaria che invece si collocano nei primi posti (2° in Europa e 6° nel mondo).
Conosciamo bene il libro bianco, i punti positivi e i punti critici che vengono individuati della scuola italiana. E su tutto questo volevamo confrontarci per contribuire con idee e proposte, a definire scelte efficaci per affrontare questi nodi critici.
Per quale ragione dunque non sono state affrontate le vere criticità e viene, invece, attaccata la scuola primaria che è quella certificata a livello internazionale come scuola di eccellenza? Per quale motivo si vuole demolire il punto di forza del nostro sistema d'istruzione?
La scuola elementare riformata dei moduli e del tempo pieno è stata costruita, giorno per giorno, anno dopo anno da circa 20 anni (e dopo anni di sperimentazione). Si partiva, è vero, da una scuola che aveva già dato una buona prova di sè nel perseguire gli obiettivi fondamentali in quella fase storica del nostro paese e cioè di insegnare a scrivere, a leggere e far di conto. Ma la scuola elementare riformata ha dovuto rispondere a nuove sfide educative e formative: l’inserimento dei bambini disabili, l’integrazione in tempi brevi di migliaia di alunni immigrati, le difficoltà e le crisi delle famiglie e dei contesti sociali, l’emergere di nuove forme di povertà, di marginalità.
L’irrompere della società dell’immagine e della conoscenza. La nuova scuola è stata contemporaneamente chiamata a sostenere, per lungo tempo da sola, l’impatto con la società multimediale e con un vorticoso rumore mediatico in un orizzonte globalizzato. Una società della conoscenza ma anche dell’immagine che sostituiva la calma lenta del fluire del tempo e il ricorso rassicurante degli eventi familiari. Sono entrati, tra gli alfabeti con cui istruire gli alunni quelli delle immagini, dei suoni, del movimento. Si sono dilatati gli spazi geografici e gli orizzonti storici.
Per esemplificare con le discipline, tutto questo vuol dire: italiano, inglese, storia, geografia, matematica, scienze, tecnologia e informatica, arte e immagine, scienze motorie e sportive, musica e, infine, Cittadinanza e Costituzione.
Volete demolire questa scuola: la scuola dei moduli e del tempo pieno!
Ma davvero pensate che riducendo il tempo scuola a 24 ore settimanali, 4 ore al giorno, e con un solo maestro si possano continuare a soddisfare i tanti e diversificati bisogni educativi e formativi dei bambini di oggi e degli anni che verranno?
Ma davvero pensate che le famiglie italiane non reagiranno quando si renderanno conto che la loro vita quotidiana sarà resa ancora più complicata dalla difficoltà di conciliare gli orari di lavoro con gli orari della scuola dei figli?
Noi siamo veramente molto preoccupati per i possibili danni irreversibili di queste scelte.
In questi giorni, poi, è anche successo l’inverosimile: per le scuole autonome oltre al danno anche la beffa. Secondo il vostro maxi-emendamento saranno le scuole, con i fondi d’istituto, a pagare le ore aggiuntive necessarie per il maestro unico. Ieri nell’attesa di sciogliere la riserva della Commissione Bilancio proprio su questo punto abbiamo dovuto aspettare alcune ore in Aula per ascoltare le comunicazioni del Governo. La Commissione bilancio non poteva esprimere il proprio parere, che è poi passato a maggioranza, per un vero è proprio pasticcio del Governo che non è stato neanche in grado di portare tempestivamente la relazione tecnica. Una relazione comunque non convincente.
Voi considerate la scuola pubblica solo una spesa da tagliare. Perseguite un disegno minimalista. Una scuola pubblica, cioè, che deve trasmettere il minimo delle conoscenze e indurre le famiglie, quelle che ovviamente hanno le risorse per farlo, a ricercare sul mercato per i propri figli la formazione di qualità. Dunque una scuola che alimenta le diseguaglianze e colpisce i più deboli.
Come dimostrano i nostri interventi e i nostri emendamenti, che avete fatto decadere con il ricorso alla fiducia, noi non difendiamo lo status-quo né vogliamo sottrarci ad un confronto sul tema del contenimento e della qualificazione della spesa anche nella scuola. Ma per affrontare questo tema in modo efficace e produttivo per il Paese noi crediamo che il punto di partenza non possa essere: prima si taglia e poi si fa il progetto. Per noi la scuola, l’università, la ricerca, l’educazione e la formazione delle giovani generazioni sono una priorità e la leva fondamentale per la crescita e per costruire un nuovo futuro per il nostro paese.
Un paese invecchiato, ripiegato su se stesso che per superare la crisi e le difficoltà di oggi e guardare al futuro deve investire sui propri giovani, sulle loro tante e diverse intelligenze, sui loro talenti. Per fare questo c’è bisogno di una scuola pubblica di qualità, inclusiva, capace di praticare le pari opportunità e di riconoscere il merito di tutti e di ciascuno.
Per questo noi non ci rassegniamo e continueremo con pazienza e con determinazione a dare voce in Parlamento, anche con gli ordini del giorno che abbiamo presentato, non solo alle nostre posizioni ma anche, e soprattutto, alle tante realtà associative che rappresentano la scuola italiana e che abbiamo ascoltato nelle audizioni informali in VII Commissione e delle cui osservazioni e proposte non avete voluto tener conto. Vogliamo continuare a dare voce al mondo della scuola, alle famiglie, agli studenti, agli insegnanti e agli altri operatori scolastici, che in tante iniziative, assemblee, manifestazioni stanno esprimendo, in maniera crescente, il loro dissenso.
Vogliamo rappresentare la scuola italiana che difende i propri punti di forza e che vuole cambiare e innovare. Che vuole perseguire soluzioni efficaci per affrontare i punti critici e le proprie debolezze, non ritornando nel passato ma affrontando le nuove sfide dell’oggi guardando al futuro dei nostri figli e del nostro Paese. Per queste ragioni voteremo contro la fiducia al governo.
Roma, 7 ottobre 2008
SEGNALATO DAL COORDINATORE DEL CIRCOLO PD DI SAN POLO DEI CAVALIERI
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