giovedì 23 aprile 2009

Il PD, dalla tattica alla prospettiva.

Ora che le bocce sono ferme, le liste controfirmate e lo spettacolo è finito, mi sembra doveroso, in quanto in qualche modo “oggetto” di vicende che hanno “movimentato” (vivaddio) questa fase di pre-campagna elettorale, esternare qualche considerazione circa l’accaduto.

Senza scendere troppo nei particolari, o se volete nella “cronaca” di tali vicende - il che potrebbe anche risultare noioso – credo di poter dire che alla fine dei giochi, emerge un quadro di diffusa incoerenza, tra quanto detto e quanto poi realizzato nei fatti dai vari “soggetti” coinvolti a vari livelli, il che certo non stupisce chi ha vissuto, da sempre, e suo malgrado “nella” politica, seppur non attiva in senso stretto.

Detto questo per quanto mi riguarda non c’è mai stata alcuna pretesa personalistica o vanità nel partecipare alla vita di quello che si annunciava come un “Partito Nuovo”, vi era semmai la convinzione, quella si, di poter dare un contributo, certo non indispensabile, di proposte di idee e di passione - mi si perdoni il termine forse inadeguato ai tempi- per una nuova Stagione Politica.

Parafrasando una certa “Sagitta” che scriveva sull’ormai censurato forum di marcellinaonline semplicemente “senso di dedizione verso un paese”.

Allo stato dei fatti dovremmo forse chiederci cosa ne è stato dei 400 Fondatori e di quel capitale di partecipazione frutto delle Primarie dell’Ottobre 2007.

Dovremmo chiederci perché il Partito Aperto è diventato vittima delle “sliding doors”, delle porte girevoli con le quali si esce e si entra ad ogni cambio di vento. Sono domande che credo meriteranno una risposta fin da dopo le Europee, cercando di capire fino in fondo cosa vuol dire oggi proclamarsi “democratico”. La vera posta in gioco è la difficile esistenza del Partito Democratico e le sue prospettive di diventare, uno dei soggetti politici rilevanti nel sistema politico italiano.

Massimo Salvatori

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