mercoledì 1 aprile 2009

Io speriamo che me la cavo: la crisi sistemica del capitalismo finanziario

La democrazia basata sul libero mercato ed il capitalismo sfrenato, figlia del connubio (o incesto?) tra banchieri, industriali e politici é entrata nella sua matura fase di crisi. Si tratta ormai di un edificio di cartapesta, vuoto e fragile. Il re (o i re) sono nudi. La cosa piú grave per il "sistema" é che le masse se ne stanno accorgendo! In ritardo magari, ma la veritá salta fuori; lentamente. Ci chiediamo con ansia e qualche briciolo di speranza, rimasuglio di una illusione durata troppi anni, "chi pagherá? Non puó essere che si lasci crollare tutto. I G20 si riuniranno e troveranno una soluzione!"La risposta é semplice: pagheremo noi, tutti. L'unica soluzione che i "grandi" della terra hanno proposto, finora, é una serie di varianti sul tema comune: produciamo altro debito per rilanciare l'economia.

Quale é la logica di questa equazione che, diciamocelo francamente, ci lascia un po' perplessi e non ci convince appieno? L'uomo della strada é abituato a pagare le bollette e non capisce come si arrivi a pagare i debiti creandone di nuovi. Egli si domanda: "Ma prima o poi, qualcuno dovrá pagare, no?" Voi, io, tutti, ci diciamo: "Ma, io non ci capisco niente di economia. Se fanno cosí vorrá dire che é la via giusta. Questi sono statisti, sanno quello che fanno, di certo!"
Con questo genere di frasi chiudiamo il discorso e procediamo nelle nostre piccole vite, fiduciosi che il sistema reggerá, perché di certo non puó cadere.. una versione lievemente piú dotta del "io speriamo che me la cavo." Ed io ce lo auguro, a tutti, di cavarcela.

Se peró vi interessa leggere la mia analisi, io ve la propongo qui: per fortuna internet é ancora semi libera e costa poco! E allora, io provo a spiegare questa equazione, a modo mio: a voi il giudizio dell'efficacia.

La facciata ripulita, elegante, e quindi perfino rassicurante, degli edifici seicenteschi che ospitano istituti di credito e istituzioni dello stato ha continuato a funzionare per qualche anno, prima che l'implosione dell'economia del debito portasse allo stato attuale di cose. Dietro queste facciate peró, il cancro del debito ha continuato a svilupparsi e ormai ha sostituito il tessuto vivo della nostra societá.
La nostra societá del terzo millennio non produce piú valore aggiunto. Produce solo debito. Allora mi spiego: che cos'é il valore aggiunto? É la creazione di valore, di ricchezza (quello su cui si dovrebbe pagare l'IVA o imposta sul valore aggiunto). Cioé se io prendo un terreno, lo coltivo e produco olio, ciliege, cresco pollame, ecc. ho creato qualcosa di utile che prima non c'era. Ho lavorato ed ho creato un valore in piú a quello che c'era prima e quindi ho aumentato la mia ricchezza (se sono fortunato e non grandina). Lo stesso, ma in modo lievemente piú astratto, fanno l'artigiano, il falegname, il muratore, l'idraulico, il medico, l'architetto, ecc. Lavorano: prestano un servizio e producono un valore (il tavolo, la casa, l'acqua corrente, curare la salute, progetti per le case che costruisce il muratore, ecc.)

Fin qui tutto semplice, peró ad un certo punto molti si accorgono che a lavorare cosí non si produce abbastanza ricchezza abbastanza in fretta: si vive, ma non si diventa "ricchi". "Abbastanza per chi?" domandereste voi, per quelli che ne vogliono di piú! Se io lavoro 10 ore al giorno, non ho tanto tempo per godermela e quindi devo creare ricchezza piú in fretta: un po' come le nostre nonne che vogliono sempre il frigorifero pieno per paura della carestia (fa parte della nostra genetica: siamo animali costruiti per la carestia non per l'abbondanza).

Ecco che arriva la rivoluzione industriale: le macchine e il capitale trovano il connubbio perfetto e finalmente si puó creare ricchezza in fretta: invece di produrre 10 automobili al mese, ne produco 1000 e faccio Ford, Fiat (o chi per loro, nessuna differenza): quindi guadagno di piú. "Aspetta" mi dite, "peró se tutti ci mettiamo a fare 1000 automobili, ma chi le compra? E poi i macchinari costano!" Infatti, vero. Per questo solo 1% della popolazione puó, con un certo titolo, definirsi "capitalista". Mentre 1% investe il 99% deve comprare e produrre. Gli azionisti, per produrre, devono chiedere soldi in prestito alle banche, perché gli strumenti costano tanto (l'operativitá di una azienda costa, moltissimo!)

Ne risulta che il tutto funziona come una scommessa: io prendo i soldi in prestito dalla banca e faccio un'impresa. I lavoratori producono, vendiamo e quindi pagheremo il debito. Lasciamo perdere di entrare nel dettaglio qui, perché non se ne uscirebbe: del resto altri piú bravi di me lo hanno fatto ampliamente, per cui con un pizzico di fantasia, fingiamo che tutto fili liscio.. per un po'.

Il sistema entra in crisi per la prima volta nella grande depressione del 1929: anche qui ci sarebbero fiumi di parole, ma in sostanza la crisi nacque perché la produzione superó la domanda e il sistema entró in crisi (i debiti non si potevano piú pagare). Come se ne uscí? Con la seconda guerra mondiale che fu causata da la competizione per le risorse e da ideologie distorte.
L'invenzione geniale del dopoguerra é questa: siccome la produzione é anch'essa complicata, occorrono materie prime, lavoratori che fanno sciopero e rivoluzioni, ecc. uno potrebbe invece vendere prodotti finanziari derivati (ossia il debito!) direttamente (io ho 100 lire in crediti e interessi che matureró fra un anno: se mi dai 90 lire oggi sono tuoi!). L'altra operazione geniale é quella della creazione della domanda: ossia se la gente comprasse di piú allora uno potrebbe produrre di piú e quindi la crisi del '29 non si potrebbe ripetere.
Problema: come si induce la gente a comprare di piú? Generando la domanda attraverso la pubblicitá. Non solo di cose necessarie, ma soprattutto dell'inutile. Allora, se siete arrivati fin qui (grazie), seguitemi, perché é qui che le cose si fanno interessanti.

Aumentando la domanda, i fautori del libero mercato vi direbbero, deve aumentare anche l'offerta fino a raggiungere un equilibrio. Sarebbe vero se il mercato fosse fatto da agenti matematici astratti: invece é fatto di persone. Quando la competizione (offerta) aumenta per far fronte all'aumento di domanda generato dalla publicitá si fanno meno soldi (si deve ridurre il guadagno per rimanere competitivi.) Anche qui semplifico: volumi e tomi sono stati scritti su queste dinamiche, ma spero che il filo del discorso regga per arrivare al punto. Allora per evitare di ridurre il guadagno bisogna che si incrementino le vendite modificando i prodotti e influenzando il mercato (pubblicitá) per creare nuova domanda (mai chiesti perché ci sono 50 tipi di detersivi che fanno in fondo la stessa cosa o molto simili?!). Parallelamente, tutto ció serve anche a generare nuovo debito: se io credo che la gente comprerá sempre di piú significa che c'é un potenziale per fare piú soldi, quindi posso andare in banca e mostrare un business plan e contrarre un debito per fare investimento che mi concede di aumentare il guadagno e la spirale continua (nota a margine: in tutto ció gli stipendi dei lavoratori sono in gran parte finanziati dal debito, non dalle vendite; cioé dalla fiducia che si continua a lavorare e crescere sempre, se no il debito non si puó pagare piú e si fallisce).

Ora in un sistema bancario sano il banchiere sobrio guarda il business plan (piano aziendale) e dice "va bene, é sensato, le concedo un prestito al 7% in 10 anni" oppure "no, mi spiace non credo che lei fará soldi vendendo frigoriferi agli eschimesi: non le posso concedere il prestito."
Nel nostro sistema peró si puó vendere il debito: allora c'é per il nostro amico banchiere un problema di fondo: come si produce il debito da vendere a qualcun altro?
Bisogna turarsi il naso e concedere il prestito al venditore di frigoriferi polari, perché cosí la banca puó generare guadagno dalla vendita del debito cosí contratto immettendo fondi derivati sul mercato azionario. Cosí facendo la banca batte moneta: si fa garante del venditore di frigoriferi e chiede a "voi" piccoli correntisti, un prestito (perché i soldi in banca qualcuno li deve pur mettere.. forse..)
Naturalmente tutto questo funziona fino a quando non ci si accorge che dietro a tutta questa (complicatissima nella realtá) serie di scatolette cinesi non c'é altro che fumo. Nessuno produce la ricchezza, si vende invece la SPERANZA di ricchezza (ottimismo sistemico del capitalismo).

Si arriva allora al corto circuito: io chiedo un prestito per andare in vacanza e tale prestito é di fatto finanziato dal mio vicino di casa falegname che tiene i suoi risparmi in banca e che ha comprato una nuova sega circolare elettronica nella speranza che io lo paghi per aver messo le persiane a casa mia; nel frattempo io spero di ripagare la vacanza comprando azioni di un fondo bancario derivato in cui, a me ignoto, sta anche il mio prestito per andare in vacanza.

Scusate la banalizzazione, ma la realtá non é tanto diversa!
Quali sono quindi, riassumendo, i punti essenziali della crisi del capitalismo finanziario:
  1. Necessitá del sistema produttivo di incrementare sempre le vendite (fiducia dei consumatori) per sostenere i livelli attesi di guadagno e quindi la possibilitá di ripagare i debiti e produrre ricchezza per gli azionisti, a fronte di una concorrenza e un mercato sempre mutevole.
  2. Creazione di prodotti virtuali ed effimeri, basati sul debito e la scommessa sul "futuro migliore" (debito oggi per guadagnare domani).
Ho giá preso troppo spazio e per ora mi fermo qui, invitando gli altri a commentare!

1 commento:

franco ha detto...

Ma... di tutta la storia ni senbra che una cosa sia certa.
Se prima avevamo debito (pubblico o privato) da dover passare alle prossime 2 o 3 generazioni adesso ce ne vorranno 4 o 5.

Se prima ad aver scoperto il debito pubblico (ed è stata per questo sempre fustigata ) era l'Italietta... adesso sembra che tutto il mondo si voglia avviare per questa china...
grazie Uranor per "l'interventone"